Locandina del Convegno e proiezioni sull'agicoltura familiare |
Il 15 Ottobre 2014 è stata la Giornata mondiale dell’Alimentazione.
Per celebrarla e in vista della conferenza Internazionale sulla nutrizione e di Expo 2015, si è svolto a Roma il
convegno “Il ruolo cruciale dell’agricoltura familiare: dal seme al cibo,
nutrire il mondo preservando il pianeta”. L’agricoltura familiare sarà anche il
tema al centro dell’imminente “Salone del gusto” e “Terra Madre” 2014, a Torino
dal 24 al 27 Ottobre.
L'Aranciera di San Sisto a Roma |
In un luogo tra i più suggestivi di Roma, l’ Aranciera di
San Sisto, nei pressi delle Terme di Caracalla, sono stati molti gli
intervenuti: il Segr. Gen. Del Centro di Alti Studi Agronomici del Mediterraneo,
C. Lacirignola; il Dir. Gen. Organizzazione Internazionale di Diritto per lo
Sviluppo , I. Khan; il Vice Presidente dell' IFAD, Fondo Internazionale per lo
Sviluppo Agricolo, M. Mordasini,; la coordinatrice del Global Land Programme
Foodfirst Information and Action Network, S. Monsalve; il Pres. di Crocevia/Comitato
Italiano per le Agricolture contadine e l’Anno internazionale per l’Agricoltura
famigliare, A. Onorati; il Vice Dir. Esec. del Programma alimentare mondiale
delle nazioni Unite, A. Abdullah; il Senior Adv. on Strategic Partnership and Global Initiatives di Biodiversity International, C. Seré.
La conclusione dei lavori è stata affidata a Carlo Petrini,
presidente di Slow Food e José G. De Silva, Dir. Gen. Della FAO.
E vorrei parlare proprio dell’intervento di Petrini, che non
smette di ribadire e credere che un’altra economia è possibile. L’economia
agricola industriale, a differenza di quella familiare esistente da diecimila anni,
ha dimostrato nel breve arco di tempo di tre secoli, di non essere all’altezza
di un compito importante e decisivo come quello di sfamare il pianeta. Anzi,
sta portando intere nazioni alla distruzione della propria sovranità
alimentare. Il mondo della politica si riempie la bocca di parole come “sviluppo
sostenibile” il cui significato pare chiaro solo a loro, i quali poi approvano leggi che marciano nella direzione opposta ad
un concreto aiuto al mondo dell’agricoltura. Basti pensare alle ultime proposte
di riforma del governo italiano, in cui vergognosamente vengono stanziati solo
15 milioni di euro per la cooperazione internazionale. Dall’ agricoltura
familiare si può ripartire ma a patto di approvare leggi che realmente tutelino
gli agricoltori diretti , qui come nel resto del mondo.
Carlo Petrini (primo da sinistra) interviene al Convegno |
Spesso i dati sono solo numeri vuoti, ma in alcuni casi ci
aprono un universo nuovo. Uno fra questi è la percentuale di produzione
agricola affidata ai contadini: in moltissimi paesi dall’Asia all’Africa, ma anche
in Europa, la coltivazione affidata a piccolissime realtà familiari è la forma principale di produzione agricola.
Non mangeremmo se queste realtà sparissero; voglio dire, non sono una moda o un lusso per nostalgici del cibo di una
volta, come si pensa qui da noi in Italia a volte quando si parla, facendo
anche molta confusione di termini e realtà diverse tra loro, di cibo biologico, equo –solidale, di gruppi di
acquisto diretto, ecc.
Altro dato estremamente importante: questa agricoltura
familiare è in mano alle donne nella tragrande maggioranza dei casi. Sono sempre
loro, antropologicamente da sempre al loro posto, che si prendono cura di
nutrire. E non è un caso se al convegno di cui parlo erano quasi tutte donne
quelle sedute ad ascoltare e a cercare di capire. Le donne custodiscono i semi
della biodiversità . Li scambiano tra loro e nel corso dei millenni hanno fatto
sì che migliaia di semi diversi non solo non andassero perduti, ma si
adattassero naturalmente alle variazioni climatiche e ambientali, attraverso
incroci tentati e via via modificati. Tanto da essere oggi
dotati di una resilienza nettamente superiore rispetto alle sementi industriali
standardizzate delle multinazionali, proprio perché tanto diversi, tutti
diversi tra loro.
Ancora dati, sempre a proposito di semi: si stima che le
specie coltivate esistenti sul pianeta
siano più di 700, ma solo circa 30 sono conservate a disposizione delle banche
dati scientifiche, che possono studiarle. Come dire: un’immensa ricchezza, la
biodiversità , i semi della terra, in mano ai più bistrattati e vessati di ogni
continente, i contadini, gli stessi che faticosamente ogni giorno difendono se
stessi da leggi inique e così facendo difendono la biodiversità della terra.
Il
sistema industriale non funziona e non è con qualche aggiustamento e rettifica
qua e là che potremo renderlo vincente; è necessario, come dice C. Petrini, “cambiare
paradigma”.
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