Se ti senti "abbacchiato", significa che stai giù, come si ti avessero bastonato. Dal termine latino "baculum" e "ad baculum", cioè "vicino al bastone". Probabile che l'origine della parola "abbacchio" sia questa dal momento che l'agnello da latte era tenuto legato al bastone affinché non si allontanasse.
Abbacchio alla cacciatora
lunedì 30 giugno 2014
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Lezione n° 66 - La carne.
Se ti senti "abbacchiato", significa che stai giù, come si ti avessero bastonato. Dal termine latino "baculum" e "ad baculum", cioè "vicino al bastone". Probabile che l'origine della parola "abbacchio" sia questa dal momento che l'agnello da latte era tenuto legato al bastone affinché non si allontanasse.
Se ti senti "abbacchiato", significa che stai giù, come si ti avessero bastonato. Dal termine latino "baculum" e "ad baculum", cioè "vicino al bastone". Probabile che l'origine della parola "abbacchio" sia questa dal momento che l'agnello da latte era tenuto legato al bastone affinché non si allontanasse.
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Un premio da Net-Parade.it
martedì 24 giugno 2014
2 comments
Un attestato per il mio blog da Net-parade.it, un motore di ricerca basato sulle classifiche che si occupa di raggruppare e far conoscere categorie di blog e siti.
Questo riconoscimento viene attribuito ai siti, blog o forum che essendo stati votati dal pubblico, sono riusciti a posizionarsi in classifica tra i primi 100 nella classifica generale o tra i primi 40 nella classifica per categoria.
Questo riconoscimento viene attribuito ai siti, blog o forum che essendo stati votati dal pubblico, sono riusciti a posizionarsi in classifica tra i primi 100 nella classifica generale o tra i primi 40 nella classifica per categoria.
Evviva!
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Clafoutis di ciliegie e albicocche alla verbena
giovedì 12 giugno 2014
8 comments
Se parliamo
di clafoutis, affidiamoci ai Francesi. Io ho scelto una ricetta del
pluristellato Eric Fréchon, tratta dalla collana “Un chef dans ma cuisine”. Ad
essere rigorosi, questo “dolce”, originario della regione di Limousin, si
prepara con le ciliegie, nere e dolcissime, tuffate in una sorta di pastella a
base di latte, zucchero e uova e chiuso in forno, da cui sprigionerà aromi
incredibili. Ma se il suddetto chef ne ha prodotte 60 varianti, dolci e salate, mi fido…. Prendo
quella alle albicocche e, per non dimenticare che siamo in pieno periodo di ciliegie
e che sto facendo un clafoutis, ci tuffo anche le deliziose sfere color sangue.
Il risultato è morbido, cremoso, umido al punto giusto, non troppo dolce, dagli
aromi a contrasto.
Dosi per 8
stampini monoporzione
Per la
farcitura
400 gr. di
albicocche biologiche, 40 gr. di burro, 40 gr. di miele millefiori: sciogliere
il burro e il miele in una padella antiaderente e fare un caramello biondo; aggiungere
le albicocche tagliate a metà e private del nocciolo. Lasciarle caramellare per
5 minuti da entrambe le parti. Togliere dal fuoco
200 gr. di ciliegie:
lavare accuratamente ed eliminare il picciolo, ma lasciarle intere.
Per l’impasto
1dl di
latte, 3 rametti di verbena, un pezzetto di bacca di vaniglia (o 10 gr. di
zucchero a velo vanigliato): far scaldare il latte, immergervi i rametti e la
vaniglia e lasciare in infusione fino a raffreddamento. Poi, filtrare.
2 uova + 2
tuorli , 2 dl di panna liquida, 50 gr. di zucchero di canna finissimo, 30 gr.
di maizena: unire le uova, la panna e il latte aromatizzato; aggiungere lo
zucchero e la maizena e amalgamare il tutto accuratamente.
Per gli
stampini
30 gr. di
farina di mandorle, 20 gr. di burro: imburrare gli stampini e cospargere il fondo
con abbondante farina di mandorle.
Adagiare una
o due albicocche e alcune ciliegie sul fondo degli stampini. Ricoprire con l’impasto.
Mettere in forno a 170°C per 35 minuti circa.
Nota: questa
dose di zucchero darà un clafoutis non troppo dolce; eventualmente è possibile
aumentare la dose senza compromettere il risultato finale. Nel dubbio che lo
zucchero non si sciolga del tutto, è possibile unirlo al latte quando viene scaldato,
invece che al momento di preparare l’impasto.
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Nigiri sushi di sgombro e ricciola
martedì 3 giugno 2014
3 comments
Il mio approccio al cibo giapponese non è avvenuto tramite
il sushi. Ho incontrato e conosciuto persone giapponesi in passato che mi hanno invitata a mangiare
con loro, sia a casa, sia in locali pubblici, ma in nessun caso abbiamo
mangiato sushi.
Poi la grande
diffusione dei ristoranti e bar giapponesi mi ha fatto incontrare, anzi scontrare, con il sushi, il sashimi e i maki.
Dico "scontrare", perché inizialmente questo cibo mi ha lasciato del tutto indifferente.
Lo trovavo insapore e inodore, quindi mi infastidiva mangiare e non sentirmi appagata e sazia. Ma la bellezza delle presentazioni e la grazia
che accompagna una cena giapponese mi hanno spinta sempre a tornare ad
assaporare questa cucina. Fino a farmene innamorare.
La ricetta che trovate qui è tratta dal libro di Caroline Bennett
“500 sushi” (Ed. Il Castello). Le dosi per la preparazione del riso le ho “rubate”
invece al bravissimo chef Giorgio Baldari, esperto di cucina giapponese, dal
quale ho imparato a prepararlo.
Ingredienti per 4 persone
Per il riso shari per
sushi
250 gr. di riso japonica o
arborio, 300 ml d’ acqua: lavate più volte il riso fino a quando rilascerà
acqua limpida; mettetelo in un pentola dai bordi alti con l’acqua e coprite con
il coperchio. Portate a bollore (ci vorranno circa 10 minuti), poi abbassate la
fiamma al minimo e proseguite la cottura per 10-12 minuti. Spegnete il fuoco e
lasciate ancora il riso coperto nella pentola per altri 15-20 minuti
50 gr. di aceto di riso, 25 gr.
di zucchero, 1 cucchiaino di sale: mescolate gli ingredienti in un pentolino e
scaldate sul fuoco per far sciogliere zucchero e sale.
Mettete il riso in un contenitore in vetro e unite a poco a
poco il composto di aceto, distribuendolo uniformemente. Ai utatevi con una spatola di legno. Lasciate il riso
coperto con un panno umido fino al momento di usarlo. Il riso dovrebbe
mantenere la temperatura tiepida (temperatura corporea) affinché abbia la giusta consistenza in
bocca.
Per il pesce
200 gr. filetti di sgombro, 200 gr. di filetti di ricciola, 4 cucchiai
di sale, una tazza di aceto di riso: mettete i filetti di sgombro e di
ricciola su un piatto e copriteli con il sale; lasciateli riposare in frigo per
un’ora (fintanto che il sale si sarà sciolto). Sciacquateli, versateci sopra l’aceto
e fateli marinare ancora per almeno un’ora (controllate che la carne del pesce
non schiarisca troppo, in tal caso levatela dalla marinatura). Prendete il
pesce, eliminate le spine e la pelle e tagliatelo in pezzi spessi 3-4 mm e
lunghi 5 cm. Dovranno avere un peso di circa 20 gr. ognuno.
Preparazione dei nigiri : Preparate una polpetta di riso del
peso di circa 15 gr. Bagnate la mano con un po’ di aceto e maneggiate il riso
per dargli la forma ovoidale allungata e
compatta. Prendete un pezzo di pesce, stendetelo nel palmo della mano e
adagiatevi all’interno il riso, premendo con il pollice fino a formare un
incavo su di esso, per farlo aderire al pesce. Premete le estremità e i lati
del nigiri girandolo sul palmo della mano, per regolarne la forma.
Per le zucchine
2 zucchine medie, 2 cucchiai di senape, 25 gr. di zucchero, 25 gr. d’acqua,
1 cucchiaino d’olio di oliva, sale, pepe: preparate delle fettine sottili di zucchina,
con un pelapatate o una mandolina, usando solo la parte esterna del vegetale.
Tagliate le fettine nel senso della lunghezza per ottenere delle striscioline
sottili ( cioè una julienne di zucchine).
Sciogliete lo zucchero nell’acqua e uniteli alla senape. Condite con
olio, sale e pepe. Irrorate le zucchine con la salsa di senape e usatele per
guarnire e accompagnare i nigiri.
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