Un abbinamento che non lascia indifferenti: cioccolato e
cocco. Ho assaggiato questo dolce dalla mitica Amanda, come sapete la musa
ispiratrice di tante delle ricette contenute in questo blog. Lei a sua volta lo
ha preso “in prestito” dalla sua amica vicina di casa, la quale lo avrà
imparato da qualche parente, e via così. Magari poi si scopre che su internet
spopola il ciambellone ciocco-cocco (così ribattezzato). Non so. Il fatto è che
se Amanda decide di rifarlo vuol dire che ne vale la pena. Per questo io
assaggio e senza pensarci molto, registro la ricetta.
Tortini di zucca, coppa e taleggio
venerdì 19 dicembre 2014
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Quando le bambine giocano, le mamme pure. Voglio dire,
possono dedicarsi ai loro passatempi preferiti. Non so perché ma i tortini sono
un classico svuotacervello-mirilasso. Così, qualche giorno fa, complice la
dolce amichetta di mia figlia venuta a studiare da noi, ho fatto a fette quella
zucca che sperava forse di farla franca. E mentre la pasta e fagioli sobolliva
facendo il suo lavoro e rimandando un profumo rassicurante, io frullavo,
tagliavo e assemblavo.
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E il pancake rotolò via.
lunedì 17 novembre 2014
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“No, no.
No, no, no.
I’m too fast, you’re too slow.
Pan, pan, patty-cake pan,
I can get away from you, I can!”
No, no, no.
I’m too fast, you’re too slow.
Pan, pan, patty-cake pan,
I can get away from you, I can!”
“C’ era una volta una famiglia con sette bambini, sempre
affamati. Un giorno la mamma decise di preparare per la colazione i dei bei
pancake. Unì la farina con le uova e il latte; poi, versò un po’ del composto
in una padella per cuocerlo. Fece saltare il primo pancake in aria per girarlo
e cuocerlo anche dall’ altro lato. Ma il pancake non aveva alcuna intenzione di
essere … mangiato. Così saltò giù dalla padella e scappò rotolando fuori dalla
porta di casa.”
- Ehi, torna indietro! - gridavano i bambini."
Continua….
Nella famosa storia “The runaway pancake” , la dispettosa
focaccia che non voleva essere mangiata da nassuno e si vantava di essere “too
fast”, finisce in bocca ad un furbo maialino.
Nel mio caso per fortuna nessuna frittella è volata sul soffitto o
fuori dalla finestra, ma tanti piccoli pancake sono stati diligentemente impilati e
arricchiti con sciroppo d’acero (come vuole la tradizione anglosassone) o crema
di cioccolata, secondo le abitudini nostrane.
I pancake di questa ricetta hanno la caratteristica di
essere piuttosto soffici e sono piccoli, ma proprio piccolini: 10 cm
di diametro. Vi insegno un modo per farli se non avete una padellina di dimensioni
così ridotte. Basta avere un coppapasta.
La quantità variabile dello zucchero dipende dall’utilizzo
del pancake, perché sono ottimi anche accompagnati da ingredienti salati, come
formaggi, salumi e salse.
Ingredienti per 8 mini - pancake
65 gr. di farina, 15 gr. di burro, 1 uovo, 100 ml di latte,
4 gr. di lievito per dolci, 5-10 gr. di zucchero, un pizzico di sale: unite il
lievito alla farina e miscelarli insieme; fate una piccola fontana in una
capace ciotola e inserite nel mezzo l’uovo, il burro sciolto (ma non caldo), il
latte, lo zucchero e il sale. Amalgamate gli ingredienti con una frusta fino ad
avere una pastella liscia e consistente.
Prendete un padellino antiaderente e fatelo scaldare a fuoco
dolce. Passate la superficie con una velo di burro*. Prendete un coppapasta di
metallo e ponetelo al centro del padellino. Versate due cucchiaiate di composto
all’interno e lasciate cuocere fino a quando vedrete il composto addensarsi
leggermente e gonfiarsi. Togliete la padella dal fuoco, staccate il pancake dai
bordi del coppapasta con un coltello o uno stecchino. Giratelo sulla padella e
rimettetelo sul fuoco per farlo dorare dal lato opposto. Togliete dal fuoco e
lasciate su un piatto fino al momento di servire.
Cospargete con zucchero a velo e accompagnate con
marmellata, sciroppo d’acero, miele, crema di cioccolata.
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Aspettando il Salone del Gusto: la Giornata mondiale dell'Alimentazione 2014
lunedì 20 ottobre 2014
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Locandina del Convegno e proiezioni sull'agicoltura familiare |
Il 15 Ottobre 2014 è stata la Giornata mondiale dell’Alimentazione.
Per celebrarla e in vista della conferenza Internazionale sulla nutrizione e di Expo 2015, si è svolto a Roma il
convegno “Il ruolo cruciale dell’agricoltura familiare: dal seme al cibo,
nutrire il mondo preservando il pianeta”. L’agricoltura familiare sarà anche il
tema al centro dell’imminente “Salone del gusto” e “Terra Madre” 2014, a Torino
dal 24 al 27 Ottobre.
L'Aranciera di San Sisto a Roma |
In un luogo tra i più suggestivi di Roma, l’ Aranciera di
San Sisto, nei pressi delle Terme di Caracalla, sono stati molti gli
intervenuti: il Segr. Gen. Del Centro di Alti Studi Agronomici del Mediterraneo,
C. Lacirignola; il Dir. Gen. Organizzazione Internazionale di Diritto per lo
Sviluppo , I. Khan; il Vice Presidente dell' IFAD, Fondo Internazionale per lo
Sviluppo Agricolo, M. Mordasini,; la coordinatrice del Global Land Programme
Foodfirst Information and Action Network, S. Monsalve; il Pres. di Crocevia/Comitato
Italiano per le Agricolture contadine e l’Anno internazionale per l’Agricoltura
famigliare, A. Onorati; il Vice Dir. Esec. del Programma alimentare mondiale
delle nazioni Unite, A. Abdullah; il Senior Adv. on Strategic Partnership and Global Initiatives di Biodiversity International, C. Seré.
La conclusione dei lavori è stata affidata a Carlo Petrini,
presidente di Slow Food e José G. De Silva, Dir. Gen. Della FAO.
E vorrei parlare proprio dell’intervento di Petrini, che non
smette di ribadire e credere che un’altra economia è possibile. L’economia
agricola industriale, a differenza di quella familiare esistente da diecimila anni,
ha dimostrato nel breve arco di tempo di tre secoli, di non essere all’altezza
di un compito importante e decisivo come quello di sfamare il pianeta. Anzi,
sta portando intere nazioni alla distruzione della propria sovranità
alimentare. Il mondo della politica si riempie la bocca di parole come “sviluppo
sostenibile” il cui significato pare chiaro solo a loro, i quali poi approvano leggi che marciano nella direzione opposta ad
un concreto aiuto al mondo dell’agricoltura. Basti pensare alle ultime proposte
di riforma del governo italiano, in cui vergognosamente vengono stanziati solo
15 milioni di euro per la cooperazione internazionale. Dall’ agricoltura
familiare si può ripartire ma a patto di approvare leggi che realmente tutelino
gli agricoltori diretti , qui come nel resto del mondo.
Carlo Petrini (primo da sinistra) interviene al Convegno |
Spesso i dati sono solo numeri vuoti, ma in alcuni casi ci
aprono un universo nuovo. Uno fra questi è la percentuale di produzione
agricola affidata ai contadini: in moltissimi paesi dall’Asia all’Africa, ma anche
in Europa, la coltivazione affidata a piccolissime realtà familiari è la forma principale di produzione agricola.
Non mangeremmo se queste realtà sparissero; voglio dire, non sono una moda o un lusso per nostalgici del cibo di una
volta, come si pensa qui da noi in Italia a volte quando si parla, facendo
anche molta confusione di termini e realtà diverse tra loro, di cibo biologico, equo –solidale, di gruppi di
acquisto diretto, ecc.
Altro dato estremamente importante: questa agricoltura
familiare è in mano alle donne nella tragrande maggioranza dei casi. Sono sempre
loro, antropologicamente da sempre al loro posto, che si prendono cura di
nutrire. E non è un caso se al convegno di cui parlo erano quasi tutte donne
quelle sedute ad ascoltare e a cercare di capire. Le donne custodiscono i semi
della biodiversità . Li scambiano tra loro e nel corso dei millenni hanno fatto
sì che migliaia di semi diversi non solo non andassero perduti, ma si
adattassero naturalmente alle variazioni climatiche e ambientali, attraverso
incroci tentati e via via modificati. Tanto da essere oggi
dotati di una resilienza nettamente superiore rispetto alle sementi industriali
standardizzate delle multinazionali, proprio perché tanto diversi, tutti
diversi tra loro.
Ancora dati, sempre a proposito di semi: si stima che le
specie coltivate esistenti sul pianeta
siano più di 700, ma solo circa 30 sono conservate a disposizione delle banche
dati scientifiche, che possono studiarle. Come dire: un’immensa ricchezza, la
biodiversità , i semi della terra, in mano ai più bistrattati e vessati di ogni
continente, i contadini, gli stessi che faticosamente ogni giorno difendono se
stessi da leggi inique e così facendo difendono la biodiversità della terra.
Il
sistema industriale non funziona e non è con qualche aggiustamento e rettifica
qua e là che potremo renderlo vincente; è necessario, come dice C. Petrini, “cambiare
paradigma”.
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Peperoni ripieni di carne: casa dolce casa
venerdì 3 ottobre 2014
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Ultimi scampoli di estate, tra acquazzoni e improvvisi
squarci di sole caldo, ci godiamo questo frutto ancora di stagione. In una
ricetta che più “casalinga” non si può. Se penso alle mamme e alle nonne che
apparecchiano la tavola per la domenica, accanto alle classiche fettuccine o
lasagne, visualizzo una teglia bruciacchiata e consunta e all’interno verdure e
frutti “ripieni”: zucchine, pomodori,
peperoni, melanzane…
Tra le numerose varietà di peperoni ho scelto il più
accattivante: il piccolo Topepo tondo,
un ibrido di dimensioni ridotte (circa 10x10 centimetri), con polpa molto
carnosa, particolarmente dolce. Oltre alla bellezza del formato monoporzione ,
si apprezza il fatto che la pelle, una
volta cotto, sia quasi impercettibile al palato.
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Cioccolata densa
lunedì 1 settembre 2014
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L'estate che non è mai arrivata, quest'anno, se ne sta andando. Contraddizione in termini.
Eh sì, a volte succede. Non fa caldo , non arriva il caldo. E tutti lo aspettiamo e diciamo che prima o poi arriverà, e invece niente. Poi all'improvviso, un freddo che non ti dico.
Allora apro il panettone "ubriaco" (quel panettone fantastico impevuto nel liquore, che a Capodanno non ho avuto il coraggio di mangiare, dopo le otto portate della cena di prassi) e preparo una cioccolata bella densa. una delizia da tuffare in un'altra delizia.
Stacco il cellulare. Non ci sono per nessuno.
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Cornetti di pane
giovedì 17 luglio 2014
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Questo non è un cornetto. È un pan-cornetto. Perché ho preso il primo impasto che si
prepara per fare le brioche e poi ho fatto la seconda lavorazione aggiungendo
farina e margarina. Quindi, mancando zucchero e uova, di fatto si ha un pane. Le caratteristiche: una crosta croccante e
dorata all’esterno e una consistenza più burrosa e compatta all’interno. Trovo
sia ottimo spaccato a metà e farcito all’interno, sia con cose dolci, sia con
il salato. Come il pane, si mantiene per un paio di giorni inalterato, poi
tende ad asciugarsi.
N.B. ingredienti e
dosi sono tratti dal Corso Professionale di Pasticceria della Scuola di cucina
“A tavola con lo chef”
Abbacchio alla cacciatora
lunedì 30 giugno 2014
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Lezione n° 66 - La carne.
Se ti senti "abbacchiato", significa che stai giù, come si ti avessero bastonato. Dal termine latino "baculum" e "ad baculum", cioè "vicino al bastone". Probabile che l'origine della parola "abbacchio" sia questa dal momento che l'agnello da latte era tenuto legato al bastone affinché non si allontanasse.
Se ti senti "abbacchiato", significa che stai giù, come si ti avessero bastonato. Dal termine latino "baculum" e "ad baculum", cioè "vicino al bastone". Probabile che l'origine della parola "abbacchio" sia questa dal momento che l'agnello da latte era tenuto legato al bastone affinché non si allontanasse.
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Un premio da Net-Parade.it
martedì 24 giugno 2014
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Un attestato per il mio blog da Net-parade.it, un motore di ricerca basato sulle classifiche che si occupa di raggruppare e far conoscere categorie di blog e siti.
Questo riconoscimento viene attribuito ai siti, blog o forum che essendo stati votati dal pubblico, sono riusciti a posizionarsi in classifica tra i primi 100 nella classifica generale o tra i primi 40 nella classifica per categoria.
Questo riconoscimento viene attribuito ai siti, blog o forum che essendo stati votati dal pubblico, sono riusciti a posizionarsi in classifica tra i primi 100 nella classifica generale o tra i primi 40 nella classifica per categoria.
Evviva!
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Clafoutis di ciliegie e albicocche alla verbena
giovedì 12 giugno 2014
8 comments
Se parliamo
di clafoutis, affidiamoci ai Francesi. Io ho scelto una ricetta del
pluristellato Eric Fréchon, tratta dalla collana “Un chef dans ma cuisine”. Ad
essere rigorosi, questo “dolce”, originario della regione di Limousin, si
prepara con le ciliegie, nere e dolcissime, tuffate in una sorta di pastella a
base di latte, zucchero e uova e chiuso in forno, da cui sprigionerà aromi
incredibili. Ma se il suddetto chef ne ha prodotte 60 varianti, dolci e salate, mi fido…. Prendo
quella alle albicocche e, per non dimenticare che siamo in pieno periodo di ciliegie
e che sto facendo un clafoutis, ci tuffo anche le deliziose sfere color sangue.
Il risultato è morbido, cremoso, umido al punto giusto, non troppo dolce, dagli
aromi a contrasto.
Dosi per 8
stampini monoporzione
Per la
farcitura
400 gr. di
albicocche biologiche, 40 gr. di burro, 40 gr. di miele millefiori: sciogliere
il burro e il miele in una padella antiaderente e fare un caramello biondo; aggiungere
le albicocche tagliate a metà e private del nocciolo. Lasciarle caramellare per
5 minuti da entrambe le parti. Togliere dal fuoco
200 gr. di ciliegie:
lavare accuratamente ed eliminare il picciolo, ma lasciarle intere.
Per l’impasto
1dl di
latte, 3 rametti di verbena, un pezzetto di bacca di vaniglia (o 10 gr. di
zucchero a velo vanigliato): far scaldare il latte, immergervi i rametti e la
vaniglia e lasciare in infusione fino a raffreddamento. Poi, filtrare.
2 uova + 2
tuorli , 2 dl di panna liquida, 50 gr. di zucchero di canna finissimo, 30 gr.
di maizena: unire le uova, la panna e il latte aromatizzato; aggiungere lo
zucchero e la maizena e amalgamare il tutto accuratamente.
Per gli
stampini
30 gr. di
farina di mandorle, 20 gr. di burro: imburrare gli stampini e cospargere il fondo
con abbondante farina di mandorle.
Adagiare una
o due albicocche e alcune ciliegie sul fondo degli stampini. Ricoprire con l’impasto.
Mettere in forno a 170°C per 35 minuti circa.
Nota: questa
dose di zucchero darà un clafoutis non troppo dolce; eventualmente è possibile
aumentare la dose senza compromettere il risultato finale. Nel dubbio che lo
zucchero non si sciolga del tutto, è possibile unirlo al latte quando viene scaldato,
invece che al momento di preparare l’impasto.
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