Quest’anno qualche chilo di olive della campagna di mia
suocera Amanda è finito nella mia dispensa. Sono fortunata. Non tanto e non solo per le olive, ma perché la
signora Amanda custodisce il sapere
antico delle ricette della tradizione; quelle di cui ormai nessuno sa, a meno
che non abbia la fortuna di essere cresciuto in campagna. Io che campagnola non
sono, mi abbevero al suo sapere e sono sicura che prima o poi, un po’ di tanta
esperienza attecchirà,
All’origine del cibo: quali semi produrranno ciò che mangiamo?
venerdì 20 dicembre 2013
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Orti biologici presso piccoli produttori |
Un confronto
tra l’ultima proposta di legge al Parlamento europeo sulla produzione e
commercio di sementi e la proposta dell’associazione ambientalista Navdanya
International nota come “La legge del seme”.
La domanda, “quali semi produrranno ciò che mangiamo?”, sorge spontanea, visto quanto segue:
- all’origine di quasi tutto quello che finisce nei nostri piatti ci sono dei semi o delle piante da riproduzione;
- le leggi in materia sono in continuo cambiamento, data la rapidità in cui le nuove tecnologie modificano la produzione agroalimentare;
- il settore alimentare è talmente complesso che non è più possibile essere consumatori ignari di ciò che avviene a livello di produzione delle materie prime.
Cosa dice
l’attuale legislazione europea e quali potrebbero essere i suoi sviluppi
futuri? Quali sono le posizioni di movimenti e associazioni (di produttori, ma
non solo) che a quella si oppongono?
Tacchinella ripiena e bardata con juice al limone
venerdì 13 dicembre 2013
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Un piatto per feste importanti. Che sia il Natale, il Thanks
Giving Day o un evento da ricordare non importa. Sicuramente ci confrontiamo con un grande piatto.
Quando propongo qualche ricetta di carne voglio sottolineare
che dobbiamo mangiarne poca, di ottima qualità, possibilmente biologica.
Possiamo trovarne in allevamenti che trattano in modo rispettoso gli animali.
Non è così difficile. Facciamolo.
Tortino cremoso al cioccolato fondente
venerdì 6 dicembre 2013
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Correva l’anno 2002 e i ristoranti italiani sembrava non
potessero fare a meno di proporre in menù il tortino al cioccolato con il cuore
fondente. Era un must, così come lo sono state le pennette alla vodka negli
anni ’80. Amarcord. Non sono tutti uguali i tortini al
cioccolato. Anzi la maggior parte di quelli in circolazione in quegli anni
erano tentativi mal riusciti, probabilmente frutto di cuochi improvvisati che
cercavano di seguire la moda. In quel
periodo facevo uno stage in un ristorante di Via Veneto a Roma. Ovviamente in
menù c’era lui. Ed era il risultato finale di un lungo lavoro dello chef e del
pasticciere: avevano provato e riprovato numerose ricette e varianti, fino a raggiungere la perfezione di gusto,
fragranza esteriore e “scioglievolezza” interna. L’ho rifatto così tante volte,
quel tortino al cioccolato, che lo sento un po’ come una mia creazione e l’ho
proposto sempre volentieri dove mi è capitato di lavorare, sapendo che avrebbe
ottenuto sicuramente il meritato successo. Ancora adesso sento di essere grata
a quello chef e a quanto mi ha insegnato.
In questa ricetta
l’assenza di farina permette che si sprigioni il gusto pieno del cioccolato e
del cacao. Quindi è necessario l’uso di
un cioccolato di prima qualità. Amo quello di Amedei e il Valrhona
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Ribollita toscana nel suo pane
venerdì 29 novembre 2013
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La ribollita toscana che riporto rappresenta piuttosto
fedelmente la ricetta che si trova nelle zone tra Siena e Firenze. Dico “piuttosto”
perché, come per la maggior parte dei piatti locali tradizionali, ne esistono
infinite versioni e ogni donna di una certa età ha la propria personale che si
tramanda di madre in figlia. Qui dirò di madre in figlio, perché ho imparato a
cucinarla attraverso mio padre.
Ci sono due elementi importanti che la caratterizzano: l’uso
del pane senza sale toscano e l’aggiunta di una dose generosa di cavolo nero.
Riguardo al pane, se non si ha quello, è meglio non fare la ribollita. Inoltre dovrebbe essere un pane avanzato (come accadeva in origine, quando si preparava questo piatto per recuperare gli avanzi di pane e di zuppe), cioè conservato per qualche giorno, perché ha poca umidità all'interno. Per il
cavolo nero, si può sostituire con vari tipi di verza, ottenendo un risultato
diverso ma buonissimo comunque.
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Premio Versatile Blog Award
giovedì 28 novembre 2013
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Wow! Un altro premio, un altro motivo per cercare di fare meglio. O solo per ricordarci che abbiamo la fortuna di dedicarci ad un'attività bellissima: il cibo. Il "Versatile Blog Award" mi è stato assegnato da Stefania di Pasticcinfamiglia che ringrazio e stimo.
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Crostata di cioccolato fondente e amarene
giovedì 21 novembre 2013
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E’ un po’ ruffiana questa crostata: quando c’è la cioccolata
di mezzo non si resiste. Però tutto ha un prezzo e la sua preparazione richiede
tempo. Non ne ho molto in questo
periodo, ma non volevo mancare alla presentazione dell’ultimo libro
pubblicato da La cucina di Calycanthus “Crostate”, per Tommasi
Editore, durante la quale si
sarebbe svolta una gara, appunto, di crostate. E io ho portato la mia.
Quando si tratta di
riempire un guscio di pasta frolla, la fantasia è protagonista e il risultato è sempre piacevole . In questo caso, le
amarene, con il loro sciroppo così scuro, e la cioccolata fondente, polverosa e
amarognola, mi fanno pensare all’autunno, ai colori che mi circondano in questo
periodo. Una crostata nutriente e per coccolarsi molto. Dobbiamo fare scorta di
energie, no? L’inverno sarà lungo….
Per la frolla consiglio quella con farina di mandorle e
albume al posto dei tuorli. E’ una preparazione più friabile, che in un certo
senso alleggerisce e bilancia il “peso” del ripieno molto ricco.
Dosi per 2 crostate di 25 cm di diametro circa
Per la frolla alle
mandorle
200 gr. di burro, 100 gr. di zucchero a velo, 40 gr. di
albume, 250 gr. di farina 00, 70 gr. di farina di mandorle, un pizzico di sale:
impastare burro e zucchero; unire l’albume e poi le farine e il sale.
Amalgamare gli ingredienti, cercando di lavorare il composto il meno possibile
(più lo si lavora e maggiormente si scalda diventando colloso). Dividere in due
parti e stenderne ognuna tra due fogli di carta forno. Lo spessore dovrà essere
di mezzo centimetro, la larghezza sufficiente a rivestire la teglia fino ai
bordi. Mettere in frigo a rassodare.
Rivestire gli stampi e bucherellare la superficie della pasta;
ricoprire la frolla con un foglio di carta forno con un peso all’interno (ceci,
fagioli, ecc.). Mettere in forno a 170 °C per 20 minuti circa.
Per il ripieno
500 gr. di cioccolato fondente 70%, 230 gr. di burro: tagliare cioccolato e burro a piccoli pezzi,
unirli e scioglierli completamente a bagnomaria o al microonde, ottenendo una
crema fluida.
320 gr. di tuorlo, 170 gr. di albume: montare fino a quando lo
zucchero sarà completamente sciolto (si sente
strusciando un po’ di impasto tra le dita.
Unire delicatamente ai tuorli + zucchero montati il
cioccolato + burro.
170 gr. di cacao amaro in polvere, 30 gr. di fecola , 130 gr. di albume,
20 gr. di amarene sciroppate: unire le polveri setacciate poco per volta
e girando delicatamente con una spatola; montare l’albume a neve ferma e unire
poco per volta al composto, cercando di non smontarlo. Riempire i gusci di
frolla precedentemente cotti e
aggiungere le amarene, inserendole sulla superficie. Mettere in forno a 170 °C
per 5 minuti o comunque il tempo strettamente necessario affinché il ripieno si
gonfi e si asciughi in superficie, rimanendo morbido all’interno.
Ci vediamo su Facebook:
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Come un Mont Blanc
giovedì 14 novembre 2013
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Oggi fa quasi freddo, io quasi quasi rimango a
casa e questo è quasi un Mont Blanc.
Ho replicato la ricetta di Philippe Conticini dal libro “I
bicchieri dello chef” (edizione italiana del 2009 per Biblioteca Culinaria), che riporto fedelmente
in quanto a dosi e ingredienti. La presentazione nel bicchiere, cifra stilistica dello chef, sebbene un po' abusata e a volte assonante con il finger food, in questo caso mi pare ancora il
modo più semplice e pulito di accostare i tre ingredienti principali, la
brioche, la spuma di marroni e la confettura di visciole.
E’ un dessert dall’esecuzione velocissima se acquistiamo la crema di marroni
e la brioche già pronte. Se ne trovano di ottime specie nelle pasticcerie
artigianali. Certo fatte in casa sono imbattibili, ma questa è un’altra storia. Oggi anche il post è "di corsa"...
Ho voluto aggiungere dei pezzi di marroni glassati che nella
ricetta originale non c’erano.
La sola “difficoltà”, se così vogliamo chiamarla, consiste
nel sistemare gli ingredienti con
accortezza nel bicchiere, in modo da evitare la con-fusione di uno strato con
il precedente o il successivo. Del resto
non è necessario che gli strati siano perfettamente uguali tra loro; anzi, li trovo più belli se irregolari.
Dosi per 2 bicchieri
6 fette di brioche (1 cm di spessore), succo di un’arancia: tagliare
le brioche a fette di 1 cm di spessore e
di diametro corrispondente a quello del bicchiere in cui verrà servito il
dessert. Farle tostare da un lato.
Preparare il succo d’arancia filtrato (da utilizzare al momento di comporre il
dolce e servirlo).
100 gr. di crema di marroni, 50 gr di panna fresca liquida, pezzi di
marroni glassati (marron glacé): montare la panna fresca e unirla delicatamente alla crema di marroni,
aggiungendo al composto qualche pezzo di marrone glassato.
Composizione del
dolce
2-3 cucchiai di confettura di visciole, qualche amarena sciroppata,
qualche pezzetto di marrone glassato : adagiare sul fondo del bicchiere
la prima fetta di brioche e irrorarla con 1 cucchiaino di succo d’arancia. Aggiungere
un cucchiaio abbondante di confettura e porre una seconda fetta di brioche
imbevuta. Continuare con uno strato di spuma di marroni e terminare con la
terza fetta. Decorare con le amarene sciroppate e i marroni.
Least but not last. Queste fotografie sono il primo tentativo di ritrarre con un po' più di consapevolezza le ricette proposte. Lo scorso fine settimana ho seguito un corso su "fotografia e cibo" con lacucinadicalycanthus ; Maria Teresa e Maurizio, i miei fantastici insegnanti, ci hanno aperto le porte del loro studio- officina e della loro arte. Esperienza magica. Se dovessero vedere queste immagini spero non siano troppo delusi.
- L'etichetta "bicchieri golosi" è presa dal bel libro omonimo di Josè Marechal per Tommasi Editore
- Per le creazioni di Philippe Conticini potete guardare lapatisseriedesreves
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