Qualche numero dell'agroalimentare

Non è un post allegro questo, ma mi sembrava necessario.

Uno dei documenti più interessanti che mi sia capitato di leggere nell’ultimo periodo a proposito del binomio ambiente- alimentazione è il “Primo rapporto sullo stato del paesaggio alimentare italiano” presentato dal Corpo Forestale dello Stato. Lo avrei pubblicato sulle prime pagine di tutti i quotidiani on-line e non.

Cito testualmente:

“Questione alimentare, ambientale ed energetica sono strettamente interconnesse. Se si considera che circa il 70% del territorio italiano è caratterizzato da un’orografia collinare o montuosa, più fragile e sensibile da un punto di vista geomorfologico e idrogeologico, si può facilmente comprendere perché i due binomi “agricoltura-alimentazione” e “territorio-ambiente” siano temi strategici dell’agenda nazionale dei decisori. Mantenere sul territorio quelle produzioni agricole contraddistintive della filiera agroalimentare di eccellenza del Made in Italy, capaci inoltre di generare alte remunerazioni in termini economici, elevati redditi per gli agricoltori, costituisce un’azione prioritaria ai fini della valorizzazione e della difesa dei valori ambientali e dei servizi indotti sul territorio.”
  
 “È cresciuta la distanza fisica, tecnologica e tipologica fra i luoghi di produzione e di utilizzazione dei prodotti, è aumentata l’originalità degli alimenti, è mutata la distribuzione del prodotto, si è allungata la filiera dei prodotti e si è sviluppato il fenomeno delle sofisticazioni alimentari, vere e proprie frodi alimentari perpetrate ai danni del consumatore vittima di danni di natura economica e igienico-sanitaria.”


 E’ di oggi la notizia che nella pasta ripiena Buitoni  (Nestlé) siano state trovate percentuali di carne equina al posto di quella bovina dichiarata in etichetta [un attimo di pausa per urlare e andiamo avanti]. Per cui la tracciabilità della filiera alimentare è fondamentale, così come i controlli. Ma anche l’informazione verso i consumatori. Quanti di noi sanno “leggere” un codice a barre? Se ne ricavano informazioni interessanti, per esempio sulla nazione di provenienza dell’alimento.

 
Continuo a citare perché qui viene il bello:

“L’Italia, in questo nuovo scenario, si presenta come un paese ricco e per questo vulnerabile a livellointernazionale: con le sue 242 Denominazioni Riconosciute è al primo posto della graduatoria comunitaria dei prodotti tipici e possiede oltre il 22% dell’intera fetta di mercato europeo. Secondo le stime elaborate nel Rapporto Agromafie realizzato dall’Eurispes, infatti, il settore agroalimentare è al secondo posto in termini di fatturato, dopo quello metalmeccanico e riveste un ruolo determinante in ambito comunitario contribuendo per il 13% alla produzione agricola totale dell’Europa. La quota di export agroalimentare italiano sul commercio mondiale si attesta da diversi anni ad una cifra superiore al 3,5%, l’esportazione dei prodotti tipici vale circa 24 miliardi di euro sulla bilancia dei pagamenti del nostro Paese.”



 
Ma ci pensate!!! Abbiamo una miniera d’oro e non sappiamo sfruttarla [altra pausa per urlare].


“L’enogastronomia italiana è quindi un tratto distintivo dello stile italiano, uno dei fattori di successo e diidentificazione del Made in Italy: per questo i prodotti dei cibo italiano sono spesso oggetto di sofisticazionialimentari.

Secondo le stime del Corpo forestale dello Stato, i pirati agroalimentari ogni anno sottraggono all’Italia 60 miliardi di euro di valore di cibo contraffatto e spacciato nel mondo come Italian sounding.”


 
Spesso si parla di ecomafie, ma  che dire delle agromafie?
 
Sulla base del giro di affari complessivo della criminalità organizzata stimato dall’Eurispes in 220
miliardi di euro, quello dell’Agromafia viene calcolato pari a 12,5 miliardi di euro, equivalenti al 5,6% del totale, di cui 3,7 miliardi di euro da reinvestimenti in attività lecite e 8,8 miliardi di euro da attività illecite”.
 
Il testo si commenta da solo. Buona spesa a tutti.


Per saperne di più:
www.eurispes.it



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