Ho scelto di
rappresentare me stessa con la parola “gourmandia”. La lettera “M” è una
gigantesca forchetta: la porta maestosa per entrare nella città dove il senso
del gusto e il cibo hanno un grande valore. Io chiudo gli occhi e immagino di
oltrepassare quella porta. Cosa trovo?
Cento anni fa avrei trovato il
buongustaio raffinato, la persona che trae gioia e piacere dal cibo. Cento anni
fa poteva essere colui che aveva accesso ad ogni genere di prelibatezza in modo
illimitato, così come suggerisce l'etimologia della parola, "gourmet". Oggi trovo la persona consapevole, quella che in cucina cerca di far
dialogare scienza, conoscenza e arte affinché il cibo sia un fatto autentico. E
ciò ha una componente etica e politica forte. Il punto non credo sia scegliere
fra naturale e artificiale, perché allora anche un aratro trainato dai buoi (così bucolico ai nostri
occhi) è un artificio della tecnica. Si tratta di mettere in comunicazione
laboratori scientifici, industria dell’agroalimentare e terra-che-genera in un
dialogo fruttuoso. Esempio tra molti: se una percentuale alta di alimenti
confezionati contiene olio di palma, dovrò chiedermi cosa comporta (in termini
di terra destinata alla produzione delle palme e di caratteristiche
bio-chimiche del prodotto finale) un sempre più elevato utilizzo di questa
pianta.Quale compromesso si può raggiungere per immettere sul mercato un
alimento che non danneggi l’ecosistema dal quale proviene o la salute di chi ne
fa uso?
Pensavo questo, ieri, mentre mi aggiravo per gli scaffali di
uno dei tanti supermercati: cercavo appunto di raggiungere quel compromesso tra
ciò che so essere rispettoso per l’ambiente (inclusa me e la mia salute) e la
soddisfazione del palato e delle esigenze/aspettative di una persona che vive
nel terzo millennio.
Non è facile vivere a Gourmandia, ma è molto bello.
Continuo a guarare:
greenpeace.org
slowfood.it
nextnature.net
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