Taste of Roma
venerdì 28 settembre 2012
Domenica scorsa sono stata a curiosare tra gli chef del festival "Taste of Roma" (www.tasteofroma.it) che si è svolto all' Auditorium Parco della Musica di Roma dal 20 al 23 Settembre.
I 12 ristoranti che esponevano i loro piatti più rappresentativi erano: "Acquolina"-Giulio Terrinoni; "Agata e Romeo"-Agata Parisiella; "All'Oro"-Riccardo Di Giacinto; "Giuda Ballerino"-Andrea Fusco ; "Glass Hosteria"-Cristina Bowerman; "Il convivio Troiani"-Angelo Troiani; "Il Pagliaccio-Antony Genovese; "Imago Hassler Hotel"-Francesco Apreda; "L'Argangelo"-Arcangelo Dandini; "Magnolia restaurant, Grand Hotel"-Kotaro Noda; "Metamorfosi Restaurant"-Salomon Caceres; "Pipero al Rex"-Luciano Monosillo.
A parte le lezioni dimostrative tenute da vari personaggi del mondo della cucina romana, è stato interessante assaggiare le creazioni dei top chef.
Io ho provato i seguenti piatti:
- "Uovo 65 carbonara" del ristorante "Le Metamorfosi" , un uovo cotto a 65 °C immerso in una spuma di pecorino e julienne di guanciale, accompagnato da pasta soffiata e guanciale fritto.
- "Tiramisù di baccalà" del ristorante "All'Oro", strati di crema di baccalà e crema di patate alternati con aggiunta di lardo di Colonnata e pezzetti di maiale di Cinta sense.
- "Carpaccio di Tempeh" di "Glass Hosteria", sottili fette di tempeh al thè Seucheong e miele di Elva, anguria compressa (??) e affumicata, semi di frutti rossi e balsamico invecchiato.
- "Caprese rivisitata" di "Agata e Romeo", gelatina di pomodoro, crema di mozzarella e pesto di basilico con un grissino di pane.
Sapori molto buoni, belle le presentazioni e gli accostamenti dei colori, interessante il modo di proporre in forme nuove (relativamente) piatti della nostra tradizione. Però.......
C'è un però, anzi ce ne sono più di uno:
Perché tutto deve essere ridotto in crema, spuma, salsa, nuvola, aria. Siamo forse neonati senza denti che mangiano solo pappine???? Purtroppo questo è il più delle volte quello che arriva a chi tenta di seguire o far propria la lezione di Ferran Adrià, il "guru delle spume", ciò per cui verrà ricordato e che la maggior parte degli chef ha capito della sua cucina. Dopo aver assaggiato questi piatti ho sentito un feroce bisogno di masticare, tritare, staccare, mordere.
Perché il piatto tradizionale, come ad esmpio la carbonara o la caprese, non mi convince affatto se ridotto in poltiglia e messo nel suo bel bicchierino di vetro? Forse sono una vecchia tradizionalista con l'animo contadino? Chissa. Però mi viene da dire, alla romana: "Aridatece l'amitriciana!!".
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Gourmandia
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