In Toscana sono cenci, in Emilia sono frappe o frappole, in Piemonte sono bugie,
chiacchiere in Lombardia; quasi sempre si friggono, ma si cuociono anche in
forno. Possono essere a forma di nastro, romboidali, rettangolari tagliati al
centro, con più tagli centrali oppure annodati. Chi più ne ha più ne metta.
Forse per questo Pellegrino Artusi scriveva:
“La cucina è una bricconcella; spesso e volentieri fa
disperare[…] Diffidate dei libri che trattano di quest’arte: sono la maggior
parte fallaci o incomprensibili, specialmente quelli italiani […] Il miglior
maestro è la pratica […] (“La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”).
Per fortuna nel
caso delle frappe (a Roma si chiamano così) ingredienti ed esecuzione
sono uguali in tutta Italia, senza particolari
difficoltà.
Il mio consiglio è di friggerle, il gusto ci guadagna.
Per quanto riguarda l’aggiunta di alcool tra gli ingredienti ( vino
bianco aromatico, vin santo, grappa , rhum)
è riportata in tutte le ricette che ho consultato e consigliata, perché evapora in cottura e perciò non appesantisce
l’impasto, come farebbe invece l’acqua,. Basta scegliere l’aroma che
preferiamo.
Dosi per un vassoio
300 g di farina, 30 g di burro a pezzettini, 30 g di zucchero, la scorza di un limone grattata, ½ bicchierino di grappa (o vino
bianco, rhum, vin santo), un pizzico di sale, 2 uova:
Metodo 1: unire tutti gli ingredienti in un’impastatrice e
impastare aggiungendo le uova una per volta alla fine. Lavorare un po’ il tutto
con le mani per far sì che il burro si ammorbidisca e distribuisca
uniformemente.
Metodo2: disporre la farina a fontana e porre al centro
tutti gli ingredienti, amalgamando fino ad ottenere un impasto omogeneo.
Superficie dell'impasto liscia |
Lavorare la pasta per una decina di minuti. Sarà pronta
quando avrà assunto un aspetto elastico e liscio.
Coprire con della pellicola trasparente e far riposare per
mezz’ora (o più).
Stendere la sfoglia con il matterello e ripiegarla
nuovamente su se stessa, come se si piegasse un fazzoletto. Poi stenderla di
nuovo. Questo passaggio è necessario per far sollevare le frappe durante la
cottura come se fossero due strati di pasta attaccate fra loro (un po’ come
succede quando si cuoce la pasta sfoglia).
Quando la sfoglia è stesa e sottile, tagliare delle strisce
di 3 cm x 7 cm con una rotella dai bordi scanalati (si può fare con un coltello
ma è più difficile e non dà il tipico effetto sagomato sul bordo). Le
dimensioni delle strisce sono indicative. Si possono fare frappe più piccole o
più grandi a proprio gusto.
Incidere la parte centrale della striscia. Questo
permette alla frappa di gonfiarsi e cuocersi uniformemente. Si possono anche
annodare i natri, come si vede nella foto, facendo passare un lembo dentro il
taglio centrale.
1 lt di olio + una padella per friggere: portate
l’olio alla temperatura di 170 °C, immergere le frappe una ad una e mai troppe
nello stesso momento ( la frappa appena immersa deve produrre molte bolle,
venire immediatamente a galla e gonfiare in
pochi secondi); rigirarle delicatamente per farle dorare da entrambi i
lati; scolarle su carta assorbente.
Aggiungere abbondante zucchero a velo solo una volta
raffreddate e asciutte (se no si scioglie). Non chiuderle o coprirle con pellicola finché non siano
completamente fredde.
Fatene tante perché devono durare…….una
quaresima!
Geniale la ricetta delle frappe, per noi italiani all'estero...Un beso grande, proveremo a farle. Valentina
RispondiEliminaVai! Saranno buonissime! :-)))
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