Lezione n° 39
L’argomento è spinoso. … Sì, essendo un pesce, il baccalà ha le spine. Però a parte questo, volevo dire che genera non poca confusione il fatto che il merluzzo, perché di LUI si tratta, cambi nome a seconda dei modi in cui è lavorato e conservato. Brevemente:
L’argomento è spinoso. … Sì, essendo un pesce, il baccalà ha le spine. Però a parte questo, volevo dire che genera non poca confusione il fatto che il merluzzo, perché di LUI si tratta, cambi nome a seconda dei modi in cui è lavorato e conservato. Brevemente:
-merluzzo: è il termine con cui comunemente (con
qualche eccezione regionale) indichiamo il pesce Gadus Morhus o Morhua pescato
nell’ Atlantico, nel Mar del Nord e nel
Mar Baltico.
-stoccafisso: indica il merluzzo privato di testa e
interiora e conservato intero (essiccato).
-baccalà: indica il merluzzo pulito, aperto e
conservato sotto sale. Sul mercato lo troviamo anche nella versione già dissalata,
cioè in cui il sale è stato eliminato attraverso varie ore o giorni di ammollo
in acqua e il pesce è pronto per la cottura.
Come riconoscere un buon merluzzo? Innanzitutto avendo un
pescivendolo degno di questo nome. Lui conosce le specifiche relative ai pezzi
che arrivano in pescheria e da quelle si evince la qualità, che varia molto in
base alla stagione in cui avviene la pesca e alle zone
di pesca. Noi consumatori possiamo però osservare l’aspetto del pescato:
-non deve essere troppo piccolo (lunghezza di almeno 40 cm e
spessore di 4 cm);
-non deve avere un collore giallognolo o macchiato, perché
vuol dire che non è stato ben pulito o conservato;
-non deve essere
eccessivamente bianco, segno anche questo di un intervento con sostanze
schiarenti, come l’anidride solforosa.
Composizione del merluzzo per 100 gr.
Acqua: 75,6 gr.
Proteine: 21,6 gr.
Lipidi (grassi): 1 gr.
Colesterolo: 50 mg
Carboidrati: 0
Kcalorie: 95
Fosforo: 224 mg
La ricetta che vi propongo è il baccalà passato nella
pastella e fritto. La versione “impastellata"
è molto diffusa nella cucina romana ed immancabile nelle pizzerie della
capitale. Purtroppo a parte rare eccezioni troviamo prodotti surgelati già
pronti; ciò significa avere pastelle troppo spesse e poco digeribili. Visto che
un fritto è di per sé sostanzioso e impegnativo per la digestione, rendiamolo
più “friendly” preparando in casa una pastella con farina di riso invece che di frumento. L’effetto leggerezza
è garantito.
Ingredienti per 4 persone
300 gr. di farina di riso, 250 gr. di birra (o acqua
gassata), 1 tuorlo d’uovo, due pizzichi di sale: amalgamare delicatamente
la birra alla farina; unire l’uovo e il sale. Mettere in frigorifero per almeno
un’ora. Al momento di friggere, aggiungere alla pastella 3-4 cubetti di
ghiaccio e amalgamare nuovamente, perché la farina tende a separarsi dal
liquido e ad addensarsi sul fondo.
600 gr. di baccalà dissalato, 1 lt di olio di
arachidi : togliere la pelle dai filetti e tagliarli in pezzi di 5-7 cm di
lato. Cercare di avere pezzi uniformi tra loro in modo che abbiano uguali tempi
di cottura. In un tegame fondo e stretto portare l’olio ad una temperatura di
170-180 °C. Se non si dispone di un termometro, si può verificare se l’olio è
pronti immergendo un pezzetto di pane, che dovrà iniziare a friggere
immediatamente, formando moltissime bolle piuttosto grandi e rumorose.
Immergere il baccalà un pezzo per volta nella pastella,
ricoprendolo uniformemente e immergerlo nell’olio. Si possono friggere 3-4
pezzi per volta, basta fare attenzione a non abbassare troppo la temperatura
dell’olio, che altrimenti darà un fritto poco croccante.
Friggere fino a
quando i pezzi abbiano assunto un colore dorato (tipo crosta del pane). Scolare
su carta assorbente (tipo Scottex) e mangiare immediatamente, aggiungendo
eventualmente un po’ di sale.
Ho impiattato in un
porta pranzo giapponese: così semplice, così elegante…. In onore alla polvere
di riso, al fritto tempura, al pesce.
Sempre e comunque con parsimonia, ça va sans dire.
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